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by Emanuela Crosetti
I Comuni siciliani dicono “Sì” all’approvazione del Ddl di riforma della normativa regionale sulla termalità. Ecco il progetto
Su iniziativa della presidente A.N.Co.T. Franca Roso e della vicepresidente Agata Di Blasi, si è svolta nei giorni scorsi un’importante call conference sul tema “Norme in materia di acque termali”, un’occasione per approfondire in maniera capillare gli aspetti chiave del disegno di legge di riforma della Normativa Regionale sulla termalità.
All’incontro, hanno preso parte l’On. Eleonora Lo Curto (capogruppo UDC all’ARS ed estensore del Ddl di riforma sulla termalità regionale), il Dott. Liborio Furco (presidente GAL ELIMOS e promotore dell’iniziativa legislativa di riforma), l’ Avv. Giada Lupo (consulente esperto nominato dalla IV Commissione per la redazione del Ddl di riforma), l’Arch. Emanuele Boaretto (presidente nazionale Federalberghi Terme), la Dott.ssa Stefania Capaldo (vicepresidente nazionale Federalberghi Terme), Carlo Giaquinta (sindaco del Comune di Alì Terme), Nicolò Rizzo (sindaco di Castellammare del Golfo), Vincenzo Infranco (vicesindaco di Montevago), Francesco Gruppuso (sindaco di Calatafimi Segesta)
È universalmente riconosciuto come la Sicilia vanti da sempre il primato storico mondiale di termalità. Possiede tradizioni millenarie. È custode di storie antiche. E numerosi sono gli scritti che, nel corso dei secoli, lo hanno ampiamente testimoniato. “Eppure – come ha dichiarato la vicepresidente Di Blasi – da tempo ormai il termalismo siciliano viene trascurato e privato di quella promozione che, invece, meriterebbe. Per la storia che custodisce. Per la sua ineguagliabile identità e per quella ‘sicilianità’ che lo rende davvero unico. Il ternalismo deve costituire per la Sicilia, come accade altrove, un comparto turistico che contribuisca al PIL nazionale. Ecco perché l’introduzione di una nuova disciplina che ne regoli il settore non solo colma il notevole ritardo rispetto alle altre Regioni (da tempo dotate di leggi che disciplinano l’utilizzo delle acque termali nel loro territorio) ma diventa un vero e proprio strumento di pianificazione e di sviluppo economico e sociale”.
L’adozione di strumenti normativi certi, innovativi ed adeguati rappresentano, perciò, l’unica via da percorrere per poter rilanciare e valorizzare l’intero settore, tutelando l’assetto ambientale e incentivando la promozione turistica, “con un rilevante impatto sociale ed economico sui nostri territori – aggiunge Di Blasi – Dopo quasi 70 anni dall’adozione di una generica legge mineraria, attualmente inadeguata a venire incontro alle esigenze del termalismo siciliano, lo sforzo di tutti i soggetti (politici e non) a redarre il Ddl di riforma rappresenta un passo davvero decisivo”.
Sarebbe un testo che, in primis, porterebbe la Sicilia alle giuste condizioni normative, comunitarie e nazionali per lo sfruttamento legittimo ed efficace della risorsa demaniale. E, in seconda battuta, creerebbe le condizioni di base per strategie di sviluppo locale e regionale mirate, anche in sede internazionale. “Bisogna puntare sull’attrazione di investimenti pubblici e privati – conclude là vicepresidente – se si vuole dar vita a un distretto del benessere termale siciliano come DMO regionale. L’essere la Sicilia una Regione a statuto speciale è una condizione che sta agevolando l’iter, in termini di tempi e soluzioni. Non è un caso, infatti, che la stessa Regione Siciliana si stia ponendo quale modello normativo e operativo, soprattutto per quanto riguarda gli strumenti di programmazione, progettazione e implementazione. La riforma è, quindi, urgente. Perché è nella resilienza di tutti i territori locali che si può davvero registrare la rinascita tanto attesa”.